martedì 30 dicembre 2014

Coordinamento 9 Dicembre , il popolo si ribella

Coordinamento 9 Dicembre




RIFIUTARSI DI PAGARE LE TASSE E’ UNO DEI  METODI  PIU’ RAPIDI PER SCONFIGGERE UN GOVERNO ,MAHATMA GHANDI













 Coordinamento 9 Dicembre





il popolo si ribella 


Fatti e rifatti ..................




http://www.omicidiostradale.it/  AD OGGI ABBIAMO RAGGIUNTO

79636 ADESIONI


















Il videomessaggio per la famiglia di Lorenzo Guarnieri
Omicidio stradale, Renzi:"Cari Stefania,Valentina e Stefano finito tempo impunità.Nel 2015 la legge"
Il presidente del Consiglio si impegna anche per l'ergastolo della patente, e assicura: "Se l'iter parlamentare si blocca, interverrà il governo"


"È fondamentale che sia chiaro che sull'omicidio stradale, sull'ergastolo della patente, sul senso di lotta contro l'ingiustizia sulla strada che porta una persona sotto effetto di stupefacenti a falciare e uccidere un ragazzo di 17 anni, il tempo dell'impunità è finito. Vi garantisco che il 2015 sarà l'anno in cui le cose avranno finalmente compimento dal punto di vista normativo", conclude. - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Renzi-stop-impunita-nel-2015-legge-su-omicidio-stradale-d472115a-5390-4b3a-875d-44246a81f507.html#sthash.O2JqzqJp.dpuf








«Approvate il reato di omicidio stradale»
La madre di Michel incontra in pubblico il sottosegretario D'Angelis. E lui assicura: «Lo faremo nell'anniversario dell'incidente di Arcole»






il Sindaco di Veronella dice invece.... 
 «Io al reato di omicidio stradale non ci credo, perché non penso che non sia un deterrente, ma ritengo che sia necessario che i giudici applichino sul serio le pene e che poi non vengano fatti i decreti svuota-carceri.....




L’Anno Nuovo dovrebbe essere per ognuno di noi la speranza, l’attesa di un futuro migliore e la fine della crisi, ossia la crisi nel lavoro, nei consumi, insomma quel periodo dove l’economia va a rotoli. Il nostro paese è oramai noto per i suoi continui cambiamenti sulle tasse, sulle leggi in generale, ma non sempre migliorano il nostro stile di vita, anzi il più delle volte pare che l’Italia faccia un passo indietro in confronto ad altri paesi europei. 




Il Governo Renzi ha pensato bene di depenalizzare 112 reati per limitare il peso sulla Giustizia italiana, ma da parte dei cittadini e degli agenti di pubblica sicurezza, la delusione e l’amarezza prendono il sopravvento.
reati depenalizzati dal Governo Renzi vengono considerati minori, ma teniamo presente che vanno a condizionare sensibilmente la vita di tutti i giorni delle persone e il fatto che diventino non perseguibili dalla legge, farà cadere quella sensazione di tutela tra i cittadini onesti, mentre darà maggior certezza di non essere puniti a quei soggetti abituati a commettere crimini. Sta di fatto che non è possibile considerare reati di minore rilevanza lo stalking, la frode, l’omicidio colposo e molti altri, ma vediamo insieme alcuni dei reati depenalizzati dal Governo Renzi.
Elenco dei reati depenalizzati
È un reato depenalizzato abbandonare bambini o persone disadattate. Lo stalking (vedi sotto) secondo il Governo Renzi non è più perseguibile dalla legge. Corrompere un minore è divenuto un reato depenalizzato. Vendere farmaci scaduti e alimenti tossici non sono più condannabili dalla legge. Non sono più penalizzati dalla legge gliatti osceni in luogo pubblico. Non è più considerato un reato censurabile dalla legge l’intralcio alla giustizia.
Occultare un cadavere non è considerato un reato punibile dalla legge. È stato depenalizzato il reato di omicidio colposo; l’omissione di soccorso e l’omissione di referti non sono più soggetti a condanna. Le violenze domestiche sono reati depenalizzati. Atti oltraggiosi verso un loculo e verso un corpo senza vita non sono più perseguibili dalla legge; il fatto di commettere un furto non è passibile dalla legge. Diffamare le persone non è più punibile dalla legge; Giocare d’azzardo non è più soggetto a condanna.
Questi sono solamente alcuni dei reati depenalizzati dal Governo Renzi e secondo quanto ha dichiarato il Premier, il maltrattamento degli animali non verrà legittimato. Nel frattempo la Federazione italiana per i diritti degli animali e dell’ambiente aveva proclamato una manifestazione prevista per sabato 24 gennaio 2015, per contrastare la disposizione di legge di Matteo Renzi.

Non è più considerato grave somministrare medicinali guasti o imperfetti. La multa prevista, se non cagiona danni al paziente, è al massimo di 103 euro e il proscioglimento è garantito perché l’art. 131bis prevede proprio la tenuità del fatto del reato di pericolo. Ma nel caso in cui si cagionino dei danni anche gravi? In questo caso si applicano i già esaminati artt. 582 e 583 (nella parte considerata all’art. 571) ed anche in caso di morte, se all’infermiere sfugge la data di scadenza, si applicherà quanto vedremo in caso di omicidio colposo
http://www.nurse24.it




112 REATI DEPENALIZZATI, ECCO L’ELENCO COMPLETO
– Abbandono di persone minori o incapaci – art.591 c.p. co.1
– Abusivo esercizio di una professione – art 348
– Abuso dei mezzi di correzione o di disciplina – art.571 c.p.
– Abuso d’ufficio – art.323 c.p.
– Accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico – art.615 ter
– Arbitraria invasione e occupazione di aziende agricole o industriali. Sabotaggio – art.508 c.p.
- Adulterazione o contraffazione di cose in danno della pubblica salute – art.441 c.p.
– Appropriazione indebita – art.646 c.p.
– Arresto illegale – art.606 c.p.
– Assistenza agli associati (anche mafiosi) – art.418 co.1 c.p.
– Attentato a impianti di pubblica utilità – art.420 c.p.
– Attentati alla sicurezza dei trasporti – art.432 c.p.
– Atti osceni – art.527 c.p.
– Atti persecutori (stalking) – art.612 bis co.1
– Commercio o somministrazione di medicinali guasti – art.443 c.p.
– Commercio di sostanze alimentari nocive – art.444 c.p.
– Contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari – art.517 quater
– Corruzione di minorenne – art.609 quinquies co.1 c.p.
– Crollo di costruzioni o altri disastri dolosi – art.434 co.1 c.p.
– Corruzione – art-318 c.p.
– Danneggiamento – art.635 c.p.
– Danneggiamento a seguito d’incendio – art.423 c.p.
– Danneggiamento seguito da inondazione,frana valanga – art.427 co.1 c.p.
– Danneggiamento di informazioni e programmi informatici – art.635 bis c.p.
– Danneggiamento di sistemi informatici o telematici – art.635 quater c.p.
– Detenzione di materiale pornografico – art.600 quater c.p.
– Deviazione di acque e modifiche dello stato dei luoghi – art.632 c.p.
– Diffamazione – art. 595 c.p.
– Divieto di combattimento tra animali – art.544 quinquies
– Esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza – artt.392-393 c.p.
– Evasione – art 385 c.p.
– Fabbricazione o detenzione di materie esplodenti – art.435 c.p.
– False informazioni al P.M. – art.371 bis
– Falsità materiale del P.U. – art.477 c.p.
– Favoreggiamento personale – art-378 c.p.
– Favoreggiamento reale art.379 c.p.
– Frode informatica – art.640ter co.1-2 c.p.
– Frode in emigrazione art.645 c.p.co.1
– Frode nelle pubbliche forniture – art.356
– Frode processuale – art.374 c.p.
– Frodi contro le industrie nazionali – art.514 c.p.
– Frode nell’esercizio del commercio – art.515 c.p.
– Furto – art.624 c.p.
– Gioco d’azzardo – art.718-719 c.p.
– Impiego dei minori nell’accattonaggio – art.600 octies c.p.
– Incesto – art.564 1 co. C.p.
– Inadempimento di contratti di pubbliche forniture art.355 c.p.
– Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato – art 316 ter
– Ingiuria – art.594 c.p.
– Ingresso abusivo nel fondo altrui – art.637 c.p.
– Insolvenza fraudolenta – art.641 c.p.
– Interferenze illecite nella vita privata – art. 615 bis
– Interruzione di pubblico servizio – art.331 c.p.
– Intralcio alla giustizia – art.377 c.p.
– Introduzione nello Stato e commercio di prodotti falsi – art.474 c.p.
– Introduzione o abbandono di animali nel fondo altrui – art.636 c.p.
– Invasione di terreni o edifici – art.633 c.p.
– Istigazione a delinquere – art.414 c.p.
– Istigazione a disobbedire alle leggi – art.415 c.p.
– Lesione personale – art.582 c.p.
– Lesioni personali colpose art.590 c.p.
– Maltrattamento di animali – art.544 ter
– Malversazione a danno dei privati – art.315 c.p.
– Malversazione a danno dello Stato – art.316 bis
– Mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice – art.388 c.p.
– Manovre speculative su merci – art.501 bis c.p.
– Millantato credito – art.346 c.p.
– Minaccia – art. 612 c.p.
– Occultamento di cadavere – art.412 c.p.
– Oltraggio a P.U. – art.341 bis
– Oltraggio a un magistrato in udienza art.343 c.p.
– Omessa denuncia di reato da parte del P.U. – art.361
– Omicidio colposo – art.589 c.p. co.1
– Omissione di referto – art.365 c.p.
– Omissione di soccorso – art. 593 c.p.
– Patrocinio o consulenza infedele – art.380 c.p.
– Peculato mediante profitto dell’errore altrui – art.316 c.p.
– Percosse – art. 581 c.p.
– Possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi – art.497 bis co.1.
– Procurata evasione – art.386 co.1
– Procurata inosservanza di pena – art.390 c.p.
– Resistenza a P.U. – art. 337 c.p.
– Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio – art.501 c.p.
– Rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro – art.437 c.p.
– Rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio – art.326 c.p.
– Rivelazione di segreti inerenti ad un procedimento penale – art.379 bis
– Rifiuto di atti d’ufficio. Omissione – art.328 c.p.
– Rissa – art.588 c.p.
– Simulazione di reato – art.367 c.p.
– Sostituzione di persona – art.494 c.p.
– Sottrazione o danneggiamento di cose sottoposte a sequestro – art.334 c.p.
– Sottrazione di persone incapaci – art.574 c.p.
– Sottrazione e trattenimento di minori all’estero – art.574 bis
– Stato d’incapacità procurato mediante violenza – art. 613 c.p.
– Traffico d’influenze illecite – art.346 bis
– Truffa – art.640 c.p.
– Turbata libertà degli incanti – art.353
– Turbativa violenta del possesso di cose immobili – art.634 c.p.
– Usurpazione di funzioni pubbliche – art.347
– Uccisione di animali – art.544 bis
– Uccisione o danneggiamento di animali altrui – art.638 c.p.
– Vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine – art.516 c.p.
– Vilipendio delle tombe – art.408
– Vilipendio di cadavere – art.410 co.1
– Violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza – art 616 c.p.
– Violazione di domicilio art.614 c.p.
– Violazione di domicilio commessa dal P.U. – art. 615 c.p.
– Violazione di sepolcro – art.407 c.p.
– Violazione di sigilli art.349
– Violazione degli obblighi di assistenza familiare – art.570 c.p.
– Violenza o minaccia a P.U. art.336 c.p.
– Violenza privata – art.610 c.p.
– Violenza o minaccia per costringere taluno a commettere un reato – art.611 c.p.


Profondo sconforto delle forze dell’ordine per la depenalizzazione dei reati minori: umiliati cittadini e poliziotti! Riuscite ad immaginare lo sconforto da parte degli operatori di Polizia - dichiara il segretario nazionale della Consap Giorgio Innocenzi - a seguito di questo provvedimento di depenalizzazione? Provate un attimo ad immaginare come dobbiamo sentirci noi poliziotti nel pensare che un omicidio colposo, furto, le percosse, il maltrattamento di un animale, la truffa, gli atti osceni, o una omissione di soccorso anche fatte sotto i nostri occhi possono non essere più oggetto di condanna penale. Riteniamo che questa forma di ingiustizia, non potrà fare altro che fomentare rabbia e sconforto tra gli operatori di polizia ma anche tra la gente comune!”
Il provvedimento di depenalizzazione dei reati minori sancisce un balzo all’indietro della giustizia in Italia - dichiara Igor Gelarda dirigente nazionale e Segretario regionale Sicilia del Sindacato di Polizia Consap. Si tratta, nei fatti, di una specie di amnistia preventiva nei confronti di numerosi reati, giacché lo Stato rinuncia a perseguirli. Oggi come mai mi sento di sottoscrivere quanto dichiarato dal mio conterraneo Leonardo Sciascia: Italia, altro che culla del diritto. Ne è la bara! È vero che si tratta di reati che non sono gravissimi- continuano dalla Consap- ma molti di questi influiscono notevolmente sulla vita quotidiana della gente e la loro non punibilità farà crollare sotto zero la percezione della sicurezza tra la brava gente, e farà invece schizzare la percezione di farla franca da parte di chi invece tanto bravo non è! Il carico giudiziario non si allenta in questo modo, ma potenziando i tribunali, le strutture di detenzione e assicurando, piuttosto la certezza della pena.”



GIORGIO NAPOLITANO








































Cosa altro occorre fare per far capire che da un lato ci sono delinquenti (o comunque persone che accettano di convivere con i delinquenti) e dall'altro cittadini onesti che combattono contro tutto e tutti per portare onestà nelle Istituzioni?

Dobbiamo rinunciare alle pensioni che puzzano di vitalizio? L'abbiamo fatto!

I consiglieri regionali M5S del Lazio Davide Barillari, Silvia Blasi, Silvana Denicolò, Gianluca Perilli, Devid Porrello e Gaia Pernarella hanno appena rinunciato al trattamento previdenziale che la Regione gli riconosce perché si tratta di una sorta di "vitalizio mascherato". 
 
Credetemi, non è facile restare con la barra dritta quando di fianco “colleghi” di altri partiti guadagnano il triplo di te o prenderanno pensioni e vitalizi quando tu non lo farai mai. Non è facile. I privilegi fanno gola a tutti. A volte ti chiedi se tutto questo abbia senso.

Poi pensi ai pensionati da 480 euro, agli esodati, agli imprenditori uccisi dalle tasse, ai giovani costretti a scappare e pensi Sì, TUTTO QUESTO HA SENSO, TOGLIERE I SOLDI DALLA POLITICA, COMPORTARSI CON SOBRIETA' ha senso. Pensi alle imprese che stiamo sostenendo in tutta Italia con il taglio dei nostri stipendi e pensi che TUTTO QUESTO HA SENSO!

Se volete stare dalla parte dell'onestà, della sobrietà, della solidarietà e della sovranità c'è il M5S. Per tutto il resto c'è il Partito Unico. A riveder le stelle!
foto di Adesso fuori dai Coglioni.
foto di INFORMAZIONE LIBERA.
Se lo racconti non ci credono..sveglia italiani...
Se lo racconti non ci credono..sveglia italiani...

durante i suoi mandati da Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano è stato accusato – soprattutto dai politici Beppe Grillo e Antonio Di Pietro, o dai giornalisti Marco Travaglio e Piero Ricca – di essere troppo accondiscendente nei confronti di Silvio Berlusconi, nei periodi in cui quest'ultimo ha ricoperto la carica di Presidente del Consiglio: in quest'ottica, Napolitano viene attaccato per aver firmato alcune delle leggi approvate dal Parlamento su proposta del Governo, giudicate «delinquenziali»[37][38] da una parte dell'opposizione.
Nel 2008, in occasione della promulgazione del lodo Alfano Beppe Grillo, futuro capo delMovimento 5 Stelle, ha posto sul suo blog cinque domande critiche a Napolitano, colpevole, secondo lui, di aver firmato e quindi legittimato una legge anticostituzionale,[39] per la quale è stato richiesto il pronunciamento da parte della Corte costituzionale (che il 19 ottobre 2009, con la sentenza n° 262, ha effettivamente ritenuto incostituzionale[40]); il 21 maggio 2009, sul sito webdella Presidenza della Repubblica è stato pubblicato un comunicato ufficiale[41] di risposta alle critiche, mosse da un banner e da un video pubblicati sul blog del politico. Sempre a tal proposito, il presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi ha espressamente criticato la scelta di Napolitano di firmare subito e soprattutto di usare come motivazione, in risposta a una domanda specifica di un cittadino, il fatto che «tanto se me le ripresentano uguale a quel punto sono costretto a firmarla».[42] Il 30 gennaio 2014, lo stesso M5S ha depositato una messa in stato di accusa nei confronti di Napolitano per attentato contro la costituzione, motivando ciò con l'avallo di leggi incostituzionali e rispetto alle vicende sulla trattativa Stato-mafia;[43] l'11 febbraio successivo, il comitato parlamentare chiamato a decidere in merito ha respinto l'istanza d'impeachment, poiché ritenuta «manifestamente infondata», votando per la sua archiviazione.[44]

L'allora leader dell'Italia dei Valori, Di Pietro, nel 2009 ha criticato Giorgio Napolitano in occasione della promulgazione del cosiddetto scudo fiscale, per aver firmato la legge senza rinvio alle camere: l'ex magistrato ha definito la firma «un atto di viltà».[45] L'anno successivo, ancora il fondatore dell'IdV ha dichiarato di valutare una richiesta d'impeachment per Napolitano,[46] dopo che qualche settimana prima delle elezioni regionali, a seguito dell'esclusione delle liste del PdLin Lazio e Lombardia, il Presidente della Repubblica aveva firmato nottetempo[47] il decreto-leggedel governo per la riammissione degli elenchi esclusi.
Quando, nell'aprile del 2010, Napolitano ha promulgato la legge sul legittimo impedimento del capo del governo e dei ministri, i pubblici ministeri di Milano si sono detti pronti a ricorrere alla Consulta per sollevare un'eccezione di incostituzionalità[48] (con la sentenza n° 23/2011, la corte ha poi ritenuto la legge parzialmente incostituzionale[49]).



Successivamente, Romano Prodi lo sceglie come Ministro dell'Interno del suo governo nel 1996. Come primo ex comunista a occupare lamassima carica del Viminale, propone con Livia Turco[13] quella che diverrà nel luglio 1998 la legge Turco-Napolitano, che istituisce icentri di permanenza temporanea per gli immigrati clandestini. Mentre ricopre tale incarico, è molto criticato per non aver attuato una tempestiva e adeguata sorveglianza su Licio Gelli, fuggito all'estero (dopo essere evaso dal carcere già nel 1983) il 28 aprile 1998, il giorno stesso della divulgazione della sentenza definitiva di condanna per depistaggio e strage da parte della Cassazione; per questi fatti il direttore di MicroMegaPaolo Flores d'Arcais, ne chiede le dimissioni.[14]


  Rivoluzione d’ Ungheria 1956


La Rivoluzione ungherese del 1956, nota anche come insurrezione ungherese o semplicemente rivolta ungherese, fu una sollevazione armata di spirito anti sovietico scaturita nell'allora Ungheria socialista che durò dal 23 ottobre al 10 - 11 novembre1956. Inizialmente contrastata dall'ÁVH,[1] venne alla fine duramente repressa dall'intervento armato delle truppe sovietiche. Morirono circa 2652 Ungheresi (di entrambe le parti, ovvero pro e contro la rivoluzione) e 720 soldati sovietici[2]. I feriti furono molte migliaia e circa 250.000 (circa il 3% della popolazione dell'Ungheria) furono gli Ungheresi che lasciarono il proprio Paese rifugiandosi in Occidente. La rivoluzione portò a una significativa caduta del sostegno alle idee del bolscevismonelle nazioni occidentali.






Giorgio Napolitano, attuale Presidente della Repubblica italiana (nel 1956 responsabile della commissione meridionale del Comitato Centrale del PCI), condannò come controrivoluzionari gli insorti ungheresi.
« Il compagno Giolitti ha il diritto di esprimere le proprie opinioni, ma io ho quello di aspramente combattere le sue posizioni. L'intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione ma alla pace nel mondo. »
(1956: citato in Gian Antonio Stella, «Principe rosso», violò il tabù del Viminale, Corriere della sera, 8 maggio 2006)
A 50 anni di distanza da quei fatti Napolitano, nella sua autobiografia politica Dal PCI al socialismo europeo, parla del suo "grave tormento autocritico" riguardo a quella posizione, nata dalla concezione del ruolo del Partito comunista come "inseparabile dalle sorti del campo socialista guidato dall'URSS", contrapposto al fronte "imperialista". Il 26 settembre 2006 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita ufficiale in Ungheria, rende omaggio al monumento ai caduti della rivoluzione e alla tomba di Imre Nagy,confermando definitivamente di aver superato le posizioni assunte allora con il PCI di cui faceva parte[senza fonte].




Quando Napolitano disse: "in Ungheria l'Urss porta la pace"

Nel 1956, all'indomani dell'invasione dei carri armati sovietici a Budapest, mentre Antonio Giolitti e altri dirigenti comunisti di primo piano lasciarono il Partito Comunista Italiano, mentre "l'Unità" definiva «teppisti» gli operai e gli studenti insorti, Giorgio Napolitano si profondeva in elogi ai sovietici. L'Unione Sovietica, infatti, secondo lui, sparando con i carri armati sulle folle inermi e facendo fucilare i rivoltosi di Budapest, avrebbe addirittura contribuito a rafforzare la «pace nel mondo»...





«Napolitano non venga a Budapest. Con il Pci appoggiò i russi invasori», tratto da il Giornale, 26.5.2006.

Un portavoce dei superstiti: "Tardivo il su ripensamento, chi pagò con la vita non vorrebbe essere commemorato da lui".


Hanno perdonato Boris Eltsin, erede dei loro carnefici. Potrebbero, sforzandosi, mandar giù anche un boccone indigesto come Vladimir Putin «l'opportunista» ma Giorgio Napolitano no, proprio no.



Il nostro presidente della Repubblica non merita sconti e in Ungheria non deve andare. Soprattutto in quei giorni, nel prossimo autunno, in cui a Budapest si ricorderanno i 50 anni dell'invasione sovietica. A lanciare il diktat è un gruppetto sparuto ma autorevole di magiari, quelli raccolti intorno a «56 Alapitvany» (Fondazione '56). Sono in diciannove, tutti accomunati dallo stesso destino: essersi ribellati agli occupanti venuti da Mosca e aver pagato per questo con duri anni di galera.

Per questo, l'altroieri, sono insorti quando hanno saputo che il presidente ungherese Laszlo Solyom aveva invitato per il prossimo autunno a Budapest anche Giorgio Napolitano. In nove hanno firmato una lettera-appello per chiedere che Napolitano non venga. O se proprio ci tiene a visitare l'Ungheria, lo faccia prima o dopo le commemorazioni. Facendo riferimento alla posizione presa dal Pci nel 1956, la lettera afferma che il documento di allora offrì sostegno internazionale ai sovietici che «repressero nel sangue il desiderio di libertà dell'Ungheria». E Laszlo Balazs Piri, tra i nove firmatari dell'appello, membro del board della Fondazione, già condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione per la sua partecipazione alla rivolta, rilancia: «Purtroppo i governi dei grandi Paesi occidentali non poterono aiutarci. L'opinione pubblica dei Paesi liberi era accanto a noi. Nello stesso tempo, però, in Paesi come Italia e Francia i Partiti comunisti erano allineati a Mosca. Furono d'accordo con questa resa dei conti sanguinosa contro la lotta di liberazione ungherese. Napolitano a quel tempo non era un bambino e aveva un'opinione».

A poco vale per i «reduci» della repressione sovietica il ripensamento del presidente italiano. Un dietrofront tardivo, sostengono. E Balasz Piri è categorico: «La comunità dei veterani del 1956 sente che quest'uomo non deve partecipare alle commemorazioni del '56 ungherese. Chissà cosa direbbero quelli che sono stati impiccati in seguito alla repressione».

Il 26 settembre 2006, a Budapest, Napolitano ha reso omaggio alle vittime della rivoluzione del 1956, soffocata nel sangue dai carri armati sovietici. In quell'occasione ha detto: "Ho reso questo omaggio sulla tomba di Imre Nagy a nome dell'Italia, di tutta l'Italia, e nel ricordo di quanti governavano l'Italia nel 1956 e assunsero una posizione risoluta, a sostegno dell'insurrezione ungherese e contro l'intervento militare sovietico". Non una dichiarazione sulle responsabilità sue e dei suoi «compagni» di partito, non una richiesta di perdono alle vittime (forse 25.000), non un'affermazione che definisse il comunismo «male assoluto».






Trattativa stato mafia

Paolo Borsellino, Giudice Antimafia , morto per la patria 


….salvatore Borsellino  ( fratello di Paolo Borsellino )

«Ritengo che quel 1° luglio 1992, quando ci fu l’incontro tra Nicola Mancino e Paolo Borsellino, mio fratello sia venuto al corrente della trattativa Stato-mafia. Non posso che intuirlo: Paolo parla con il ministro dell’Interno e questi gli dice che deve fermare le sue indagini sugli assassini di Giovanni Falcone perché lo Stato sta trattando con la mafia». 
È questa una delle frasi choc di Salvatore Borsellino, pronunciata il 31 maggio scorso durante un convegno sulla legalità ad Andria, presso l’auditorium della parrocchia del Santissimo Sacramento. L’incontro è promosso dalla Casa accoglienza Santa Maria Goretti e vi partecipa anche Saverio Masi, uno dei carabinieri della scorta del pm palermitano Antonino Di Matteo.
Il leader del movimento delle «Agende rosse» parla per oltre un’ora e accusa Mancino di essere il principale protagonista della morte del fratello. Frasi durissime: «Come pensate possa aver reagito Paolo» domanda retorico Salvatore Borsellino «di fronte a un rappresentante dello Stato che gli dice che deve fermare le indagini sull’assassinio di Falcone perché lo Stato sta trattando con l’anti-Stato? Paolo deve aver avuto una reazione così violenta, così assoluta, così terribile. Avrà minacciato anche di rivelare tutto all’opinione pubblica, avrà minacciato di perseguirla come reato. A quel punto non esisteva che una possibilità: eliminarlo. Eliminarlo in fretta».


Il fratello del giudice, insomma, non ha dubbi: il senatore Mancino è stato uno dei principali responsabili della strage di via D’Amelio. Sebbene ci sia un processo in corso a Caltanissetta, il Borsellino ter, che cerca di far luce su una delle stragi che nel 1992 ha sconvolto l’Italia. E sebbene sul banco degli imputati non ci sia alcun politico. Ma il fratello di Paolo Borsellino accusa ugualmente Mancino: «Perché nega quell’incontro, se non ha qualcosa che gli pesa sulla coscienza? Sempre che abbia una coscienza quest’uomo! Paolo sa e deve morire. La mafia lo aveva condannato a morte, ma non l’avrebbe ucciso solamente dopo 57 giorni dall’uccisione di Falcone. La mafia non fa mai omicidi così importanti a scadenza così riavvicinata. Ma portare avanti quella trattativa non sarebbe stato possibile con Paolo in vita. Così è stato sacrificato, insieme ai ragazzi della sua scorta».


Giovanni FAlcone e PAolo Borsellino , uccisi nel 1992 da Cosa Nostra ( Mandante Toto Riina ) 

Nicola Mancino ex Ministreo degli Interni 



La platea in piedi applaude entusiasta. Di processi non c’è bisogno: basta la parola del leader delle Agende rosse.
Il senatore Mancino, attraverso i suoi difensori Massimo Krogh e Nicoletta Piergentili Piromallo, dichiara a Panorama.it: «In occasione del mio insediamento ci fu una grande affluenza di persone che venivano a congratularsi e a cui strinsi la mano. Verosimilmente, strinsi anche la mano a paolo Borsellino con qualche convenevole di rito. Ma sicuramente in quella confusione non affrontammo nessun argomento di rilievo politico, d’altra parte inadatto a quella sede. Anche il giudice che lo accompagnava, dr. Aliquò, ha dichiarato ai pubblici ministeri di Palermo e di Caltanissetta che non ci fu nessun colloquio, ma solo una stretta di mano».


Vito Ciancimino




Nel 1984 il collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta dichiarò al giudice Giovanni Falcone che «Ciancimino è nelle mani dei Corleonesi» e per questo venne arrestato per associazione mafiosa nello stesso anno[17].
Nel 1992 venne condannato definitivamente in Cassazione a 8 anni di reclusione per associazione mafiosa e corruzione[18]. Fu condannato inoltre a 3 anni e due mesi di carcere (pena condonata) per peculato, interesse in atti d'ufficio, falsità in bilancio, frode e truffa pluriaggravata nel processo per i grandi appalti di Palermo e a 3 anni e 8 mesi per aver pilotato due appalti comunali quando non aveva più cariche pubbliche[19]. Pochi giorni prima che morisse, il comune di Palermo gli presentò un'ingente richiesta di risarcimento, pari a 150 milioni di euro, per danni arrecati all'amministrazione comunale: ne furono recuperati solo sette[17].

Successive testimonianze[modifica | modifica wikitesto]
Nel 2009, in relazione a tale vicenda, sono stati ascoltati come testimoni anche i politici Nicola Mancino, il quale ha dichiarato di non averne mai saputo nulla[57] e Luciano Violante, il quale invece ha dichiarato di essere venuto a conoscenza di questo dialogo tra il Ros e Ciancimino[58]. L'ex ministro dell'Interno, Nicola Mancino è stato indagato, il 9 giugno 2012 dalla procura di Palermo nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia, con l'accusa di falsa testimonianza[59] e sottoposto a intercettazioni telefoniche mentre parlava con Giorgio Napolitano[60].
















Intercettazioni Napolitano-Mancino
distrutte nel carcere dell'Ucciardone






Quando in una scuola manca la carta igienica pensate alla corruzione. Quando vostro figlio cerca lavoro in un call center in India pensate alla corruzione. Quando manca un posto letto in ospedale pensate alla corruzione. Quando vedete strade distrutte, mondezza dovunque, infrastrutture ferme da anni, pensate alla corruzione.




La parola CORRUZIONE deriva dal latino “corrumpere” (rompere in tanti pezzi). Se oggi lo stato sociale è distrutto, disintegrato, frantumato in 1000 pezzi è per via della corruzione.
‪#‎MafiaCapitale è un sistema. Sappiamo come funziona, esattamente come il MOSE, l'EXPO, la TAV, il TAP o tante altre grandi opere.
Politici affidano appalti gonfiati (tanto paghiamo noi) a boss del crimine o di multinazionali (a volte i soggetti coincidono) che li ripagano con tangenti o pacchetti di voti.

Faranno di tutto per distogliere l'attenzione da questi temi. Compito di tutti i cittadini onesti e sovrani è impedirglielo. La mafia vive di silenzio come gli esseri umani di aria. Alzando la testa noi viviamo e la mafia muore!








Poi un passaggio importante: “Informammo tutti, gli enti locali, la stampa, i ministri interessati” tra cui anche l’allora ministro dell’Interno Giorgio Napolitano “ed anche il Presidente del Consiglio” dice ai microfoni di Fanpage.it. “Feci inserire l’area del litorale domitio e della discarica di Pianura nei siti di interesse nazionale da bonificare, più di questo cosa dovevamo fare?”.


Sono passati sedici anni e le rivelazioni di Schiavone sono ritornate a galla. “Se un pentito diventa un guru siamo messi davvero male” commenta amaro Scalia, che sulle responsabilità però ha le idee chiare. “Andavano fatte le bonifiche lo Stato non è intervenuto ed i governi hanno enormi responsabilità” ed ancora “quando facevamo le audizioni c’erano anche assessori comunali, regionali e provinciali” ed erano a conoscenza della situazione. L’ex esponente verde racconta di aver partecipato alla recente manifestazione “Fiume in piena”, lo scorso 16 novembre a Napoli: “Quando andavamo sui territori ascoltavamo anche associazioni e piccoli imprenditori e tutti ci denunciavano la situazione dello sversamento illegale di rifiuti pericolosi, quelle voci sono state lasciate sole per troppo tempo”. Per Scalia dunque oltre allo Stato le responsabilità sul silenzio calato sul dramma dei veleni sversati in Campania vanno ricercate anche nelle comunità locali.












Caserta - Un documento che risale al 1997 e che dimostra come quanto accaduto in provincia di Caserta, con lo smaltimento illecito dei rifiuti, fosse in realtà ben noto a buona parte della politica. E' l'audizione di Lucio Di Pietro (allora sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia) e di Federico Cafiero de Raho (sostituto procuratore della Dda di Napoli) davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti sulle attività illecite ad esso connesse. Un'audizione nel corso della quale Di Pietro racconta dei fanghi del depuratore di Villa Literno utilizzati per concimare i terreni coltivati ed il dottore de Raho si spinge a dire, proprio relativamente a quella che diventerà poi parte della Terra dei fuochi, che il casertano "è la peggiore zona d'Italia". Siamo a dicembre del 1997, il centrosinistra ha vinto da poco più di un anno le elezioni con Romano Prodi e, all'alba della prima crisi di quattro che caratterizzeranno quella maggioranza, viene istituita la commissione. Le parole dei magistrati sono chiaramente relativi alle 'prime scoperte' effettuate indagando sul traffico dei rifiuti del Nord Italia del clan dei Casalesi. E tutto viene registrato. E, immaginiamo, portato al vaglio del governo. Un governo che aveva come presidente del Consiglio dei Ministri Romano Prodi, ma, soprattutto, con 'delegati' nei vari ministeri che ancora oggi sono sulla scena politica nazionale. Basti pensare a Walter Veltroni (allora vice presidente del Consiglio), Anna Finocchiaro, Livia Turco, Lamberto Dini, Piero Fassino, Carlo Azeglio Ciampi, Vincenzo Visco, Pier Luigi Bersani, Rosy Bindi finendo con l'attuale capo dello stato Giorgio Napolitano che era ministro dell'Interno. Tutte persone che, oggi, si definiscono 'stupite' da quello che sta accadendo a Caserta e Napoli e che invece, dai documenti, sembra davvero difficile pensare che 'non sapessero'. Anzi, ci verrebbe da dire: non potevano non sapere.






Napolitano non risponde alle mamme della Terra dei fuochi
Il rinnegato del comunismo non si era accorto per niente del traffico dei rifiuti in Campania quando era ministro dell'Interno
Contestato a napoli: “Napolitano non sei il mio presidente”

http://www.informarexresistere.fr/2014/04/30/assassinato-dallo-stato-per-servire-lo-stato

È morto Roberto Mancini, il sostituto commissario che scoprì la Terra dei fuochi. Ucciso dal cancro. Abbandonato prima da Napolitano e poi dal parlamento.



A Roma l'ultimo saluto a Mancini, il poliziotto che denunciò la terra dei fuochi







Due donne che vivono nella Terra dei fuochi e che hanno visto morire di cancro i loro figli, Marzia Caccioppoli e Tina Zaccaria, hanno chiesto risposte precise a Giorgio Napolitano nell'inchiesta televisiva “Inferno atomico”, andata in onda su La 7 del 29 dicembre scorso. Napolitano, che è stato ministro dell’Interno dal 1996 al 1998, proprio durante l’audizione del camorrista Schiavone alla Commissione parlamentare antimafia del ’97, avrebbe potuto rispondere due giorni dopo con il suo messaggio di fine d’anno, ma non lo ha fatto.




Con i loro bambini morti non per caso ma per precise scelte a suo tempo fatte, come sottolinea il boss Schiavone nella stessa trasmissione, da tantissime imprese dell’intera Europa in combutta con la camorra e con il beneplacito implicito di svariate autorità che si sono voltate dall’altra parte pur di non vedere, le due madri rappresentano in realtà tante migliaia di madri che hanno visto negli ultimi anni i loro figli morire di cancro in numero di gran lunga superiore al normale, uccisi da quel lurido groviglio di interessi che per un trentennio ha dominato il ciclo dei rifiuti soprattutto nelle province di Napoli e Caserta, ma in realtà in tante altre parti del Meridione italiano.





Le mamme hanno inviato centocinquantamila cartoline con le foto dei loro figli al presidente Napolitano, al capo del Governo Letta e al presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, (FI), per sollecitare la bonifica del territorio e per chiedere verità sulla tragedia dei rifiuti, ma le cartoline sono soprattutto un implicito atto di accusa nei confronti di chi, Giorgio Napolitano, era ministro dell’Interno nel 1997, quando il boss camorrista Schiavone depose dinanzi alla Commissione parlamentare antimafia, mostrando già allora dettagliatamente e con crudezza l’entità del disastro, la rete di complicità istituzionali e politiche che per decenni hanno assistito l’affare scandaloso dei rifiuti nella stessa terra d'origine, non lo si dimentichi, di Napolitano.
Costui sapeva bene, da ministro dell’Interno, ciò che dettagliatamente Schiavone aveva riferito alla Commissione e, anche volendo ammettere la liceità della secretazione dei verbali per non allarmare l’opinione pubblica, avrebbe dovuto almeno fare qualcosa, intraprendere qualche iniziativa di bonifica di concerto con il suo governo, iniziare a invertire la tendenza fatta di inerzie e di responsabilità che sarebbe continuata per i successivi sedici anni, e non solo non ha fatto nulla, ma addirittura non risponde a chi ha avuto nella vita la disgrazia peggiore, quella di seppellire il proprio figlio.














Non appena iniziano ad infuriare le prime polemiche a seguito del suo discorso di capodanno, dove ci si aspettava almeno un cenno al problema dei rifiuti tossici e dove non si è degnato di rispondere alle madri, il rinnegato del comunismo si è limitato a scrivere una lettera a don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano (Napoli), impegnato da anni in prima linea nella denuncia dei crimini ambientali.
Giusta e meritata dunque la contestazione che ha preso di mira Napolitano il 6 gennaio scorso, quando un gruppo di manifestanti proveniente dalla Terra dei fuochi lo ha raggiunto sotto villa Rosebery, a Napoli, dove egli trascorreva le vacanze natalizie. “Stop al biocidio” e “Napolitano non sei il mio presidente” c'era scritto sugli striscioni. “Volevamo consegnare un dossier di 54 pagine al presidente per fargli capire cosa è successo nelle nostre terre, come hanno avvelenato i nostri figli e ucciso il nostro futuro”. La polizia ha allontanato i manifestanti, diversi provenienti da Giugliano, la cittadina alle porte di Napoli avvelenata dalle discariche abusive e ufficiali.

















Egli non si è neppure degnato di rispondere a delle madri che portano sulle loro spalle la più atroce delle sofferenze: e così ha confermato di essere una controparte nella lotta delle masse popolari contro il biocidio e per il risanamento ambientale in Campania e nel Mezzogiorno.









15 gennaio 2014







foto di Adesso fuori dai Coglioni.

Cosa altro occorre fare per far capire che da un lato ci sono delinquenti (o comunque persone che accettano di convivere con i delinquenti) e dall'altro cittadini onesti che combattono contro tutto e tutti per portare onestà nelle Istituzioni?

Dobbiamo rinunciare alle pensioni che puzzano di vitalizio? L'abbiamo fatto!

I consiglieri regionali M5S del Lazio Davide Barillari, Silvia Blasi, Silvana Denicolò, Gianluca Perilli, Devid Porrello e Gaia Pernarella hanno appena rinunciato al trattamento previdenziale che la Regione gli riconosce perché si tratta di una sorta di "vitalizio mascherato". 
 
Credetemi, non è facile restare con la barra dritta quando di fianco “colleghi” di altri partiti guadagnano il triplo di te o prenderanno pensioni e vitalizi quando tu non lo farai mai. Non è facile. I privilegi fanno gola a tutti. A volte ti chiedi se tutto questo abbia senso.

Poi pensi ai pensionati da 480 euro, agli esodati, agli imprenditori uccisi dalle tasse, ai giovani costretti a scappare e pensi Sì, TUTTO QUESTO HA SENSO, TOGLIERE I SOLDI DALLA POLITICA, COMPORTARSI CON SOBRIETA' ha senso. Pensi alle imprese che stiamo sostenendo in tutta Italia con il taglio dei nostri stipendi e pensi che TUTTO QUESTO HA SENSO!

Se volete stare dalla parte dell'onestà, della sobrietà, della solidarietà e della sovranità c'è il M5S. Per tutto il resto c'è il Partito Unico. A riveder le stelle!


























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